“A Prati ha agito uno spree killer. Può colpire ancora”: al vaglio degli inquirenti siti di escort e tracce video

Telecamere di sorveglianza, siti di escort e cellulari delle tre vittime: gli inquirenti stanno passando in queste ore al setaccio tutte le eventuali tracce lasciate dal killer di Prati. I giornali non hanno esitato a usare il termine abusato, cinematografico, ma stavolta calzante: serial killer. Il timore che serpeggia in queste ore è che l’assassino che ha sgozzato ieri mattina prima una 65enne colombiana e pochi minuti dopo due donne cinesi, possa colpire ancora.

«In questo caso, se le ipotesi investigative fossero confermate – spiega al Tempo la criminologa Roberta Bruzzone – siamo davanti a uno scenario psicopatologico. Probabilmente l’assassino ha vissuto un momento di frustrazione con la prima vittima, uccidendola, dopodiché ha cercato altre potenziali partner e le ha uccise. Questi omicidi maturano in preda a frustrazioni estemporanee». A differenza di un serial killer che tende a nascondere ogni traccia e a sfuggire alle forze dell’ordine, lo “spree killer” potrebbe colpire ancora.

Si passano quindi al vaglio alcuni siti di escort, piattaforme nelle quali le pubblicità (e le recensioni) delle prostitute vengono commentate dai clienti come si fa appunto con i ristoranti. Non è escluso, infatti, che il killer sia un cliente che abbia contattato le donne proprio attraverso i canali telematici. Le tre vittime hanno in comune un contesto umano di solitudine e di degrado che fa da contrasto al quartiere signorile dove sono avvenuti i delitti. Martha Castano Torres, la 65enne colombiana, si prostituiva nel sottoscala di un palazzo di via Durazzo, a pochi metri dagli studi televisivi de La7. Risultava praticamente sconosciuta ai più. Condivideva il locale con la sorella trans: nel palazzo la ricordano solo per le sue passeggiate per portare a spasso suo cagnolino.

Erano praticamente “fantasmi” anche le due cinesi martoriate a via Riboty 28. “Quell’appartamento al primo piano era sempre chiuso, la porta come un muro. Delle due donne a malapena sapevo l’esistenza, non le ho mai conosciute, sapevo solo che erano cinesi ma quello che facevano in casa era affar loro”. Lo racconta all’Adnkronos l’amministratore di condominio del palazzo.  “Ieri mattina sono stato avvertito da un condomino che era in casa per un trasloco e che mi ha chiesto se sapessi cosa era appena successo. Poi ho chiamato il portiere, ma non l’ho sentito fino alla sera; però lui è ancora sconvolto”.

“In questi casi si deve arrivare a dama nelle prime 48 ore dopo i fatti”, spiegano gli inquirenti all’Ansa. I due luoghi del crimine separati da poche centinaia di metri e a due passi dal tribunale di Roma. Castano è stata uccisa nel corso di un rapporto sessuale con una arma da taglio simile ad uno stiletto. La donna è stata colpita più volte al torace ed è morta in un lago di sangue riversa sul letto.

Dopo essersi allontanato con l’arma dal sottoscala al civico 38, è la ricostruzione degli investigatori, l’assassino ha raggiunto poi via Riboty 28, un percorso di circa 850 metri, circa 10 minuti a piedi molti meno, circa 4, con l’auto o un motorino. Lì l’uomo ha raggiunto una delle due donne cinesi nell’appartamento al primo piano: si è appartato per avere un rapporto sessuale durante il quale l’ha aggredita. Sentendo il trambusto e forse le grida d’aiuto la seconda donna presente nell’abitazione è intervenuta per bloccarlo ma il killer l’ha accoltellata a morte. In quel frangente l’altra ragazza, completamente nuda, ha tentato una drammatica fuga ma è stata raggiunta sul pianerottolo e colpita.

Poi l’assassino, probabilmente ancora sporco di sangue, si è dato alla fuga: un dettaglio questo tutto da chiarire, perchè nessuno ha notato un uomo sporco di sangue scappare, eppure era già mattina e la zona è molto frequentata. Ha usato una via di fuga alternativa? Si è nascosto nel palazzo? Domande a cui gli inquirenti dovranno dare una risposta. Ciò che è altamente probabile invece è che l’assassino ha utilizzato la stessa arma per i tre delitti e ciò potrebbe far suppore un’azione premeditata. E il timore concreto è che il killer di Prati possa colpire ancora.

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