By Gaetano Daniele
Lo ricorderanno in tanti, Mirko Castaldo, eterno ragazzino costretto alla sedia a rotelle.
Dalla culla a quella dannata carrozzina, cocco amorevole di mamma Caterina che lo portava dappertutto. Ma lui non voleva. Era autonomo nonostante la disabilità.
Era pacioso e allegro, a volte arrabbiato quando non riusciva a far valere i suoi diritti. Voleva correre: “Zio, se solo potessi alzarmi”, mi diceva. Ma la disabilità non gli impediva di stare al centro della scena. Sempre al mio fianco nelle mie campagne elettorali. Con quei volantini arrivare ovunque. Rendeva più lui che i miei capi bastone. Riusciva, con la sua forza di volontà, di vivere, a sorprendermi. Mi dava la forza di vivere. Di affrontare i problemi con più spensieratezza.
Tutti lo conoscevano, era un punto di riferimento per i ragazzi di Via De Gasperi. Scherzando con tutti.
Quella voglia di cantare e di sentirsi uguale agli altri l’ha reso unico.
Ringraziava sempre. Una sera, lo vidi a diversi chilometri da casa, lo salutai, e preoccupato gli dissi di rincasare, mi rispose: “non ti preoccupare o zii, vado a femmn”. Era il chiodo fisso di Zia Rosetta, mia mamma: “A zii, la chiamava”, che, con la scusa di andare a salutare la cugina, la mamma di Mirko, desiderava vedere quei suoi grandi occhi. Glielo leggevo dentro.
Da qualche tempo non lo si vedeva più in giro. Non voleva uscire. Forse si era stancato. Ora non gli serve più la carrozzina. E’ volato in cielo per correre i suoi 100 metri con gli angeli, con la gioia di riabbracciare il padre.
Quanto avrà sofferto lo sa solo lui e Dio. Quanta forza quella mamma che dopo anni e anni di sacrifici, è finita per piegarsi, sedendo anch’essa su quella sedia a rotelle. Quanto amore per quel figlio sofferente. Senza mai chiedere nulla a nessuno. Senza mai un lamento. Guerrieri.
Ciao fratellino, rimarrai sempre nel mio cuore.
