25 aprile, festa dell’ipocrisia a sinistra: pace, psce.. “È una bella parola”

Di bandiere arcobaleno alle finestre ce ne sono poche. Anzi, pochissime. Tutto diverso rispetto a quello che accadde in altri tempi, quelli della guerra in Iraq. Gli studenti di sinistra tacciono nelle scuole, sono imbarazzati. Non sanno cosa fare, brancolano nel buio. Sono consapevoli che in Putin è tornato il nostalgismo comunista, la falce e martello che si impone prepotente. E quindi non se la sentono di scagliarsi contro. Anche loro, in fondo, hanno quel tipo di nostalgismo.

Dall’altra parte ci sono gli ucraini che sono stati invasi. E non è un elemento di poco conto per chi si proclama pacifista, o presunto tale. Ma anche in questo caso i collettivi studenteschi non se la sentono di appoggiare gli ucraini al cento per cento, perché il popolo di Kiev è sempre stato fieramente antisovietico. Quindi, anche anticomunista. In più ci sono i centri sociali,  che sono penetrati nelle scuole e che proprio non digeriscono gli ucraini in nome della stella rossa. Allora, tiepidamente, i giovani di sinistra si rifugiano nel “no all’invio delle armi”. Troppo poco.

Siamo al 25 aprile della discordia. Il posizionamento rispetto al conflitto ha mandato in tilt la sinistra. Tutto è partito nei giorni scorsi con l’Anpi che rifiuta la presenza delle bandiere della Nato nelle sfilate del 25 aprile e si è anche detta contraria all’invio delle armi all’Ucraina. Inoltre il manifesto dell’associazione, con il riferimento alla Costituzione («L’Italia ripudia la guerra»), ha provocato l’ira di chi invece vuole aiutare la resistenza di Kiev anche con l’invio delle armi. Poi Pagliarulo dopo giorni di feroci polemiche ha cercato di metterci una pezza. «Tutto è nato – ha detto ieri – dall’invasione russa, moralmente e giuridicamente da condannare e condannata, senza se e senza ma, a cui stanno facendo seguito uno scempio di umanità e di vita del popolo ucraino e una legittima resistenza armata».

Anche la sinistra antagonista continua a contestare. Nei giorni scorsi sono comparsi per Roma manifesti che riprendono il “denazificare” usato da Putin. I nuovi manifesti contro il Pd sono apparsi nel cuore di Roma, attorno ai palazzi della politica, non solo Camera e Senato ma anche a due passi dalla sede dem di via del Nazareno. A colpire – dopo le affissioni dello scorso marzo che ritraevano con ironia il segretario Enrico Letta con l’elmetto – è ancora una volta la sinistra antagonista, con manifesti che ritraggono un partigiano e la scritta “dePdifichiamo il 25 aprile“, tornando a rilanciare il no alle spese militari e “Italia fuori dalla guerra” e dalla Nato. In alto una scritta in romanesco: “Mi nonno ai nonni di quelli der battaglione Azov je sparava, mica je regalava le armi”.

Carlo Calenda dal canto suo sottolinea che «la memoria della Resistenza non è monopolio di una parte politica. E soprattutto la Resistenza non può essere strumentalizzata per dire il contrario di quello che è la Resistenza, come ha fatto il presidente dell’Anpi».

E a Milano sono state rafforzate le misure di sicurezza. I City Angels, come ricorda il Corriere della Sera, scorteranno in particolare la Brigata ebraica, da sempre lo spezzone più attaccato delle contestazioni delle frange radicali del corteo. La Brigata ebraica ha annunciato che porterà in piazza, accanto alle bandiere con la stella di David, quelle gialloblu dell’Ucraina.

Pubblicato da edizioni24

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