Referendum, il Prof. Marco Plutino a Ith24: “Tutti i leader per il Sì? Può essere la fortuna del No”

Prof. Marco Plutino

By Gaetano Daniele

Incontriamo Marco Plutino, professore di diritto costituzionale all’Università di Cassino e de Lazio Meridionale. Presidente di Ragione Pubblica. Scrive abitualmente su diversi giornali e blog. Portavoce nazionale del Comitato “Democratici per il No”.

Professore il 20-21 settembre si vota per il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Le persone sono ancora disinformate.

Purtroppo. Ma molto è cambiato negli ultimi giorni anche perchè gli italiani di massima non sono andati all’estero. L’audience dei programmi tv è insolitamente alta. Però la cosa più importante e preliminare da dire è che il referendum sarà comunque valido, a differenza di quelli abrogativi. Chi non vota, non conta. Perciò è importante farsi un’idea.

Quale è la posta in gioco?

La revisione opera una semplice modifica strutturale del parlamento, riducendo il numero dei componenti delle due camere di un terzo. Non una sforbiciata, ma un grosso taglio. Se vince il Sì entrerà in vigore questa innovazione, altrimenti resta tutto come prima.

E quindi perchè mai dovremmo lasciare le cose come stanno? Sappiamo tutti che non vanno tanto bene.

Perchè nessuna riforma è meglio di una cattiva riforma. Dopo ci troveremmo in guai seri. Nel mezzo di un cantiere inutile e dannoso. Inoltre chi ha votato la riforma aveva posto delle condizioni che non si sono realizzate.

Quali?

Il PD aveva votato contro questa revisione ben tre volte, e con parole di fuoco, e la quarta volta aveva mutato voto come merce di scambio per la nascita del governo coi Cinque Stelle. Fatto non commendevole, perchè non si baratta una riforma inutile e dannosa della Costituzione con il piano del governo. Per questo si sono inventati le condizioni senza le quali la riforma sarebbe squilibrata. Le hanno scritte nell’accordo di governo, ma nessuna di queste si è realizzata nel corso di un anno. Si tratta di modificazioni costituzionali, legislative e regolamentari. Lunghe, complesse, incerte. Per cosa, poi? Per dare soddisfazione allo sfregio grillino al parlamento? Perchè fare riforme costituzionali a tappe? Eppoi nel merito, vogliono rendere le camere ancora più eguali. Inaccettabile. Saremmo ancora più unici al mondo.

Tuttavia andrà così, per ora si ridurranno i parlamentari e poi si vedrà.

Spero sinceramente di no. Se avvenisse ci metteremmo tutti al lavoro per comprendere come fare. Per me a quel punto una nuova revisione dotata di maggiore senso sarebbe ancora la prima scelta, se qualcuno non cominciasse la litania della volontà popolare chiedendo l’attuazione di questa pessima riforma.

Ma perchè quale sarebbe l’alternativa?

Ci sono tutti i numeri per approvare una riforma organica e ben calibrata su due punti specifici connessi, struttura e funzioni del parlamento. Fare del Senato una camera di espressione delle regioni. Durante il Covid avrebbe aiutato. E senza di essa addio regionalismo differenziato, dico alla Lega. Il bicameralismo differenziato esiste dovunque esistono due camere. L’assurdo di questo referendum è con la vittoria del SI’ anziché avvicinarci ci allontaneremmo.

E ci allontaneremo. Noi italiani abbiamo fantasia.

Non lo so. Il Sì avrebbe dovuto stravincere, è difficile andare contro il senso comune, ma stanno succedendo cose mirabili.

Tipo?

Salvini fa la campagna per il Sì in sordina, nei Cinque Stelle si muove quasi solo Di Maio, nel PD i maggiori dirigenti sul Sì appaiono isolati, Renzi si è defilato. Una situazione incredibile fino a dieci giorni fa.

Come lo spiega?

Da un punto di vista strettamente causale, lo spiego con il fatto che gli italiani finora erano distratti. In pochi giorni hanno cominciato ad informarsi e a sorpresa è partita la macchina del NO, che aveva ben seminato. Il 97% dell’ultima votazione dei parlamentari potrebbe, a sorpresa, trovarsi in minoranza.

Davvero lo pensa?

Resto realista, ma il dato politico ci sarà comunque. In ogni caso oltre ad un merito della questione che in parte ho già espresso c’è un fattore che è scattato nella testa delle persone anche più lontane dalla politica, quelli che contestavano il sistema. Oggi il no appare l’outsider, l’antipolitica non appare più merce così fresca. Se Salvini, Renzi, Zingaretti e Meloni votano Sì perchè non dovrei votare No? Una forma di nuova contrapposizione coi leader che però oggi gioca contro l’antipolitica. Meno strano di quanto sembri perchè l’antipolitica oggi è la politica dominante, ed è al potere. Il ciclo si è concluso. Del resto se in parlamento siede la “kasta” da dove esce quel 97% dei voti a favore? Questa campagna referendaria è un gioco di paradossi, la politica italiana forse è ad una svolta

L’abbinamento del referendum con le elezioni cosa comporterà?

Purtroppo affluenza un po’ random. Andava evitato ad ogni costo ma una decisione relatore giudice Amato che non considero felice ha data il via libera. Non è un buon servizio al diritto all’informazione e non mancheranno le distorsioni. Peccato.

Oggi è stata una giornata complicata per il Partito Democratico. Come pensa che finirà?

Non lo so, ma la marea montante mi sembra far apparire recessiva pure la libertà di voto. Il PD non farebbe una gran figura, non inciderebbe in un passaggio importante. A proposito: di libertà di voto si tratterebbe, perchè la libertà di coscienza di cui si discetta è altra cosa. Con la libertà di coscienza c’è una posizione di partito ma si riconosce e tollera il dissenso. Con la libertà di voto non c’è la posizione di partito. E secondo me non ci sarà una posizione di partito perchè la leadership rischierebbe di essere travolta. Nella base, compresi i giovani, e nei dirigenti intermedi stravince il No. Ai piani alti pure qualcosa sta cambiando. Un fatto di grande rilevanza.

Un altro problema riguarda gli italiani all’estero.

Un grande problema, anche se appare lontano. Ormai sono diversi milioni e il loro voto è a rischio perchè all’estero sono messi peggio che da noi. Ma anche da noi ci saranno persone che non andranno a votare per paura, e speriamo che la situazione non peggiori. Inoltre la campagna elettorale sarà, ed è, prevalentemente mediatica. Comunque la questione del voto estero, che tra l’altro viene materialmente svolto prima, va monitorata. Hanno gli stessi diritti nostri. Ci sarebbe il referendum se in una regione italiana, con egual numero di abitanti, ci fosse il macello?

Ci dica almeno questo. Ma è vero che i parlamentari sono troppi? Lo ammetta.

Non fatico a farlo. I parlamentari italiani sono più di quelli dei paesi comparabili per popolazione, ma unicamente perchè ci sono due camere che sono doppioni, caso unico al mondo. Paragonando le camere basse (la nostra Camera dei deputati) non ci sono grandi differenze. Se attuassimo la differenziazione tra le camere, quella alta (l’attuale Senato) potrebbe avere numeri ridottissimi, di molto inferiori a quelli risultanti dalla vittoria del Sì. Una simile camera nel progetto Renzi era composta da 100, e non 200 come sarebbe con la vittoria del Sì, parlamentari. E pure con un senso. Il numero di parlamentari va inoltre rapportato alle funzioni. Il nostro è un parlamento che lavora con numeri alti perchè ruota attorno alle commissioni e non all’aula. Anche su questo piano la riduzione del numero dei parlamentari senza toccare altre norme costituzionali farà danni.

E’ possibile che ridurre i parlamentari e lasciare le funzioni immutate sia dannoso?

Più di quanto non si immagini. Le regioni più piccole avrebbero tre senatori, quindi sarebbero rappresentate solo dai partiti maggiori. Il trasformismo aumenterebbe perchè il singolo parlamentare farebbe mutare equilibri ad una commissione; i piccoli partiti lavorerebbero male e con essi il parlamento perchè i pochi parlamentari dovrebbero muoversi tra troppi impegni. I parlamentari sarebbero più lontani dai territori. Potrei continuare.

La sua posizione mi sembra chiara.
Convinta.

Lo è pure quella stragrande parte dei miei colleghi costituzionalisti. Mi sento in buona compagnia.

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